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Immagine del redattoreLisa Morstabilini

Vandalismo all'Oratorio di Parre,"La strada educativa è quella giusta."

Il caso dei giovani teppisti preoccupa. Emerge il bisogno di percorsi formativi più mirati. Don Armando riflette: “La difficoltà è creare una strada per incontrare i ragazzi, ma dobbiamo farlo. Hanno bisogno di noi”.


Nel mese di febbraio si sono verificati ripetuti episodi di danneggiamento agli spazi pubblici dell’Oratorio di Parre. “Bombole antincendio svuotate, materiale nei bagni rotto o sprecato, porte forzate, reti strappate” testimonia Don Armando, parroco della comunità, “Insomma siamo arrivati al punto che i volontari stanno dando le dimissioni e io sono obbligato a chiudere tutto, non per il virus del Covid, ma per il virus della maleducazione. Serve l’aiuto da parte di tutti”. I protagonisti sono gli adolescenti sempre più soli e disagiati. La situazione è peggiorata in seguito al periodo di stop totale. “Sono aumentate le situazioni di chiusura sociale, di ragazzi che non riescono più ad andare a scuola o, se vanno, fanno fatica a relazionarsi con i compagni e gli insegnanti. Un altro dato importante è la crescita di fenomeni di attacchi di panico, maggiormente fra le ragazze. Dobbiamo essere preoccupati”, dichiara Emanuela Plebani, formatrice della Società Cooperativa Sociale Sottosopra.

È il tempo di agire. La comunità di Parre è decisa ad agire sulla strada dell’educazione e dell’ascolto. Emanuele Plebani offre la sua riflessione: “Scegliere la via educativa non vuol dire non essere fermi sulla segnalazione delle conseguenze. Bisogna capire i responsabili e cercare di pensare ad una soluzione con loro, magari costruendo percorsi più mirati. Bisogna anche cercare un modo per coinvolgere le famiglie, non solo i ragazzi, perché la soluzione del problema sta alla radice. Le famiglie vanno prese per mano nel percorso di crescita ed educazione dei figli. Ci vuole tutta la comunità per far sviluppare una famiglia. Con i ragazzi bisogna fare credito, anticipare con lo sguardo il bene che gli vuoi”.

Porsi delle domande è già una maniera per non restare con le mani in mano. Anche il Sindaco del paese Danilo Cominelli ha offerto il suo contributo: “Oltre che Sindaco, sono anche un insegnante, l’esperienza dell’insegnamento mi ha permesso di capire che ai giovani bisogna dare fiducia. Secondo me la prima cosa da fare è dare il buon esempio, partendo da me come Sindaco e insegnate, passando poi per i formatori e gli educatori, ed ovviamente le famiglie, che hanno un ruolo centrale in tutto questo. Alcune cose sono sempre successe ma non possiamo consentire che continuino a succedere. Ognuno di noi ha un ruolo. C’è chi è una figura istituzionale, chi è una figura della vita comune, tutti dobbiamo dare il buon esempio. Il nostro compito è trovare delle formule per farli diventare grandi e responsabili. La dimensione educativa è mettere una persona davanti alle sue responsabilità. Essere responsabili significa quindi avere rispetto della roba tua e degli altri”.

Anche i giovani adulti si sono interrogati su quanto stia succedendo nel loro Oratorio, che considerano come una seconda casa. Cristiana confessa: “Don Bosco insegnava che bisogna accettare tutti e che chi andava in Oratorio doveva trovare una casa calda e accogliente. La mia esperienza è stata e continua ad essere proprio così. Ho tutti ricordi positivi dell’Oratorio. È un posto dove ci sono sempre andata volentieri. Questo non toglie che anche quando lo frequentavo io da adolescente non avvenivano mai fatti di bullismo e vandalismo, ma nel corso del tempo le cose sono peggiorate. Sono sicura che non è puntando il dito che possiamo risolvere il problema. Dobbiamo dedicarci all’ascolto di questi ragazzi. L’approccio educativo è proprio questo: mettersi in ascolto da persone adulte”.

Anche Alice, ormai venticinquenne dichiara: “Mi dispiace vedere che che i giovani di oggi non riescano ad apprezzare la realtà oratoriale. Forse abbiamo sbagliato noi a tramandare i messaggi. Forse sono loro a non avere più la voglia di mettersi in gioco. Serve una ventata di novità. Vorrei che loro sapessero che abbiamo bisogno delle loro idee. Sono preziosi. Li aspettiamo in oratorio a braccia aperte”.

La comunità è unita nel voler perseguire la strada dell’educazione, a sfavore di quella punitiva che "invece contribuisce soltanto a creare una distanza di relazione con i ragazzi e i bambini”, afferma Bortolo, maestro delle elementari, “Possiamo, anzi dobbiamo, fare di più”.








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